24 - Via del Vallato - Acqua
Dell’originale funzione del Vallato si è persa oggi ogni visibilità. Se ne conserva solo la memoria nel nome di una strada nel centro storico di Pesaro, via del Vallato appunto, che era parte del suo percorso , come è testimoniato dai disegni di Romolo Liverani a metà ottocento.
Nel secondo Quattrocento all’altezza dell’ingresso occidentale di Porta Collina il Vallato si bi- forcava: oltre al ramo sinistro diretto a nord-ovest, ne esisteva un altro che fluiva a meridione del centro urbano, scomparso nel volgere del tempo.
Nel suo percorso urbano, il canale correva lungo le odierne piazza Garibaldi, piazza Lazzarini, via delle Galigarie, via Vallato, via Mengaroni, via Mastrogiorgio, via Cecchi - come risulta da piante urbane del Seicento e del primo Ottocento. Il tragitto fra l’uscita dalla città e lo sfocio nel porto fluviale - noto come ‘Foglietta’ - risulta evidente nella veduta di Pesaro delineata dal Mingucci nel 1626. Sempre nella tavola seicentesca del Mingucci appare chiarissima la diramazione del canale che parte dalla località Chiusa e che oggi si chiama Chiusa di di Ginestreto (tappa 28).
Ma è da attribuire all’autorità ecclesiastica , che deteneva molte terre intorno al centro pesarese, la decisione di intervenire per ricondurre il corso fluviale nell’alveo originario dopo le periodiche esondazioni e di prosciugare le zone paludose per restituirle alla agricoltura. L’esistenza del canale è comunque chiaramente attestata da un documento del 1234 che ne ratifica la cessione, insieme al mulino dei Canonici e a tutte le sue pertinenze, da parte del Vescovo al Comune di Pesaro, proiettato in quell’epoca a consolidare la propria giurisdizione sul contado attraverso il controllo del territorio, dei mezzi produttivi e dei beni primari, in parte minerali (argilla e zolfo), in parte di derivazione agricola (bachi da seta, vino, olio e cereali, pellami).
Dopo le ristrutturazioni in età moderna, il Vallato, che si snodava per oltre 12 km fra vaste estensioni di seminativi, alimentava le ruote idrauliche, le macine dei mulini, una cartiera e tutti gli opifici che provvedevano la società urbana e rurale pesarese di farine, biade, olio, zolfo, tessuti, ceramiche e laterizi. Arrivava dunque in città per fornire energia ai vari laboratori e per sfociare, infine, nel porto fluviale.
Il Vallato e le sue canalizzazioni minori per secoli, sino a tempi re- centi, hanno connotato e compenetrato la storia del paesaggio e dell’attività economica urbana e rurale.